Milano – Si è tenuta lunedì sera presso la Triennale di Milano la decima edizione del Premio Ferrari, che ha visto affermarsi il Messaggero con il titolo, “Cuba Libre”, con cui ha annunciato la morte di Fidel Castro, e Famiglia Cristiana con una copertina – “Bambini Perduti” – che indaga sul dramma dei bambini migranti che arrivano nel nostro paese e poi scompaiono nel nulla.
Il premio “L’Arte di Vivere Italiana – Articolo dell’Anno”, riservato alla stampa estera che abbia valorizzato al meglio lo stile di vita italiano o il Made in Italy di eccellenza è invece andato al Wall Street Journal Magazine con il reportage “A Slice of Sicilian”.
Al Wall Street Journal Magazine il Premio Ferrari «Arte di Vivere Italiana – Articolo dell’Anno»
Il Wall Street Journal Magazine ha conquistato il Premio Ferrari «Arte di Vivere Italiana – Articolo dell’Anno». Così ha deciso la giuria del premio promosso dalle Cantine Ferrari che, giunto alla quarta edizione, è assegnato al giornale straniero che abbia valorizzato in chiave originale il bello, buono e ben fatto del nostro Paese.
Il Wall Street Journal Magazine ha vinto grazie al reportage di Jay Cheshes sulla scuola di cucina di Anna Tasca Lanza, nel cuore della Sicilia, che facendo rivivere le tradizioni del territorio, è diventata punto di riferimento e fonte di ispirazione per i celebi chef americani. Apparso nel giugno 2016 con il titolo «A Slice of Sicilian», l’articolo si è imposto, come si legge nella motivazione, «per la qualità dei contenuti, l’originalità del tema, che combina la tradizione con la modernità, e per la e bellezza delle immagini».
La premiazione è avvenuta lunedì 12 giugno a Milano durante una serata che, condotta da Duilio Giammaria, ha visto anche la proclamazione dei vincitori degli altri due premi giornalistici Ferrari «Titolo dell’Anno» e «Copertina dell’Anno». A contendersi le 1.000 bottiglie di Ferrari Brut Trentodoc destinate ai vincitori di entrambi i premi sono, per il «Titolo dell’Anno»: Il Giornale, Avvenire, Il Tempo, Il Messaggero e Il Piccolo. In gara per la «Copertina dell’Anno» sono invece Famiglia Cristiana, Internazionale, Venerdì di Repubblica e Panorama (con due copertine).
«Titolo dell’Anno» e «Copertina dell’Anno» festeggiano la decima edizione, un traguardo che ha visto il dialogare dei direttori dei giornali che si sono aggiudicati la prima edizione, ovvero Giulio Anselmi, allora numero uno della Stampa e oggi presidente dell’Ansa e Daniela Hamaui, che guidava l’Espresso, ora alla direzione di Vanity Fair. Affiancati da Ferruccio de Bortoli, entrato quest’anno nella giuria del Premio, ex direttore di Corriere della Sera e Sole 24 Ore e oggi con il suo Poteri forti (o quasi) ai vertici della classifica dei libri più venduti.
Al Messaggero e a Famiglia Cristiana la decima edizione del Premio Ferrari «Titolo e Copertina dell’Anno»
Il Messaggero e Famiglia Cristiana si sono aggiudicati il Premio Ferrari, giunto al traguardo della decima edizione, rispettivamente per il Titolo e la Copertina dell’Anno. Così ha deciso la giuria, composta da illustri nomi della cultura e del giornalismo italiano.
Il Messaggero, al quale andranno 1.000 bottiglie di Ferrari Trentodoc, ha conquistato il Titolo dell’Anno, con «Cuba libre», apparso sulla prima pagina del 27 novembre 2016, titolo che riassumeva le due pagine che il quotidiano romano aveva dedicato alla morte di Fidel Castro. Questa la motivazione: «Dei tanti titoli apparsi sulle prime pagine dei quotidiani per annunciare la morte di Fidel Castro, questo del Messaggero è senz’altro il più ammiccante, il più effervescente. Perché, facendo ricorso al nome di un cocktail entrato nella leggenda, ha raccontato in due parole la fine di un’egemonia e di un carisma che sono durati quasi mezzo secolo».
È la prima volta che il Messaggero si aggiudica il Premio Ferrari. Così come Famiglia Cristiana che ha conquistato la «Copertina dell’Anno» e quindi anch’essa 1.000 bottiglie di Ferrari Trentodoc. La vittoria di uno dei più diffusi settimanali italiani è spiegata dalla giuria con questa motivazione: «L’immagine della bambina che si sporge dal finestrino del treno per prendere due mele da una mano inguantata suscita una tenerezza che si scontra con le due parole terribili del titolo «Bambini perduti». Una voluta contrapposizione grazie alla quale la copertina di Famiglia Cristiana dice, in modo esemplare ed essenziale, di un dramma che in Italia è quotidiano, il dramma di migliaia di piccoli migranti che arrivano nel nostro paese e poi scompaiono nel nulla».